Retrospettiva Bella Ciao! programma 4 – Sopravvivere – Pordenone Docs Fest

Retrospettiva Bella Ciao! programma 4 – Sopravvivere

Il ritorno

Henri Cartier-Bresson. Francia, 1945. 32’

Il grande Henri Cartier-Bresson documenta la sorte dei prigionieri dei campi appena liberati: i loro volti increduli, i loro sorrisi esitanti…

cameramen dell’U.S. Army Signal Corps e il fotografo Henri Cartier-Bresson hanno filmato la liberazione di prigionieri e deportati dai campi nazisti, il loro trasferimento in ospedali temporanei e il loro ricongiungimento con le famiglie a Parigi. Cartier-Bresson ha realizzato solo la sequenza finale: l’arrivo dei prigionieri alla Gare d’Orsay, ma il suo tocco si riconosce in molte altre scene, soprattutto in quelle che descrivono l’atmosfera che regnava tra i soldati russi e americani.

Henri Cartier-Bresson (1908-2004) è stato uno dei più grandi fotografi del ‘900: fondatore dell’agenzia Magnun, reporter in tutto il mondo, e cineasta di alcuni documentari tutti da riscoprire. “Per me la macchina fotografica è un quaderno di schizzi, uno strumento di intuizione e spontaneità”.

a seguire

Gli illegali

Meyer Levin. Palestina e Stati Uniti d’America, 1947. 77’

Un film rarissimo e straordinario: la storia dell’immigrazione clandestina in Palestina degli ebrei sopravvissuti ai lager.

Mika Vilner, sopravvissuto all’Olocausto, e sua moglie Sara si incontrano in un campo profughi. Quando Sara rimane incinta, la coppia decide di andare in Palestina. Si incontrano a bordo di una nave dell’Haganah diretta nella Terra d’Israele, ma un aereo britannico avvista la nave al largo della costa di Haifa… Un mix unico di documentario e finzione, che racconta la storia dell’immigrazione clandestina in Palestina degli ebrei sopravvissuti ai lager.

Meyer Levin (1905-1981) è stato un romanziere, giornalista e regista americano. Corrispondente di guerra, ha contribuito a innovare la forma del reportage attraverso l’ibridazione con la finzione, anticipando il “non-fiction novel” di Truman Capote. Gli illegali è il suo unico lungometraggio.

 

 

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